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Sibilla Aleramo : Una Donna

ROMA 04 LI 022

Sibilla Aleramo, il suo vero nome era Rina Faccio, nacque nel 1876 ad Alessandria e morì nel 1960 a Roma. Suo padre, ingegnere, impartì a lei e ai suoi quattro fratelli e sorelle un’educazione atea e positivista; sua madre soffrì di una grave depressione e, nel 1890, tentò di suicidarsi. Poco dopo, viene mandata in un ospedale psichiatrico, dove trascorse il resto della sua vita. Da adolescente, Rina aiuta suo padre, diventato direttore di uno stabilimento industriale nelle Marche occupandosi delle finanze della fabbrica. A 15 anni, uno degli impiegati del padre la aggredisce sessualmente e, un anno dopo, è costretta a sposarlo. Seguì un matrimonio infelice, che la portò alla solitudine e alla depressione, fino a tentare il suicidio nel 1897. Fu in questo periodo della sua vita che Rina iniziò a interessarsi alla politica e ai movimenti femministi e che scoprì un interesse per la letteratura e la scrittura. Pubblicò diversi articoli, collaborò con intellettuali progressisti e divenne una figura in-fluente nei circoli sociali e politici italiani dell’epoca. Nel 1902 decise infine di lasciare il marito e il figlio, nonostante il forte attaccamento a lui. In tutto Rina scrisse diverse opere in prosa: un racconto, romanzi e articoli; oltre a diverse poesie e un’opera teatrale.

Sibilla Aleramo, il suo vero nome era Rina Faccio, nacque nel 1876 ad Alessandria e morì nel 1960 a Roma. Suo padre, ingegnere, impartì a lei e ai suoi quattro fratelli e sorelle un’educazione atea e positivista; sua madre soffrì di una grave depressione e, nel 1890, tentò di suicidarsi. Poco dopo, viene mandata in un ospedale psichiatrico, dove trascorse il resto della sua vita. Da adolescente, Rina aiuta suo padre, diventato direttore di uno stabilimento industriale nelle Marche occupandosi delle finanze della fabbrica. A 15 anni, uno degli impiegati del padre la aggredisce sessualmente e, un anno dopo, è costretta a sposarlo. Seguì un matrimonio infelice, che la portò alla solitudine e alla depressione, fino a tentare il suicidio nel 1897. Fu in questo periodo della sua vita che Rina iniziò a interessarsi alla politica e ai movimenti femministi e che scoprì un interesse per la letteratura e la scrittura. Pubblicò diversi articoli, collaborò con intellettuali progressisti e divenne una figura in-fluente nei circoli sociali e politici italiani dell’epoca. Nel 1902 decise infine di lasciare il marito e il figlio, nonostante il forte attaccamento a lui. In tutto Rina scrisse diverse opere in prosa: un racconto, romanzi e articoli; oltre a diverse poesie e un’opera teatrale.
Una Donna, uscito nel 1906, ci offre una visione molto rivelatrice della condizione della donna all’inizio del XX secolo. Al tempo stesso, Una Donna è romanzo e opera fondamentalmente auto-biografica, dove si scopre la vita della narratrice, mai nominata, attraverso i suoi pensieri ed esperienze più intime, dalla sua infanzia fino alla sua partenza dalla casa coniugale. Ci racconta della sua giovinezza libera ed entusiasta, poi della presa di coscienza dell’oppressione maschile subita dalle donne dell’epoca, della sua dolorosa e infelice vita coniugale e infine della sua salvezza attraverso la nascita del figlio, che infine lascia contro la sua volontà per perseguire la sua ricerca di emancipazione.
Attraverso una prospettiva individuale, narrata alla prima persona, Aleramo espone anche un’esperienza collettiva e universale, una prospettiva comune a tutte le donne. Ogni personaggio è senza nome e viene indicato in base alla sua relazione con la protagonista o al suo ruolo nel romanzo: « mia madre », « mio marito », « il dottore », etc. Questo processo permette al lettore di identificarsi più profondamente con il personaggio, accentuando la sua dimensione universale.

Una Donna cerca di dare un’immagine realistica della donna, spesso idealizzata nella letteratura maschile, ritraendo un’eroina che si allontana dai codici tradizionali e cerca di liberarsi dalla sua condizione. Denuncia una società patriarcale che lascia poco spazio alle donne per esprimersi e le prepara solo al ruolo di moglie e madre. La privazione della donna del proprio corpo, il suo asservimento attraverso la maternità, la sessualizzazione, la violenza contro di loro, la loro dipendenza economica e giuridica sono tutti argomenti di cui tratta il romanzo. 
È un’opera profondamente impegnata, scritta in un momento in cui i primi movimenti femministi cercavano di far sentire la loro voce in Italia; ciò detto, va sottolineato che il femminismo di Aleramo non è rivoluzionario, e che rimane moderato e ‘tinto’ di conservatorismo. 
Spesso definito come il primo romanzo femminista italiano, Una Donna fu un successo non solo in Italia, ma soprattutto all’estero, dove fu tradotto in diciotto Paesi, tra cui Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Svezia, Danimarca, Olanda e Polonia. Il libro è un precursore di un nuovo tipo di scrittura femminile, che evidenzia il punto di vista della donna e cerca di trovare i propri standard e le proprie caratteristiche. Adotta la forma dell’autobiografia femminile, ancora poco diffusa all’epoca, e diventerà un modello per il movimento neo-femminista degli anni Settanta, che riprenderà l’uso della prima persona singolare nelle sue storie di emancipazione. Una Donna ispirò molte donne sulla questione del divorzio e delle leggi che le opprimevano, ma fu anche pesantemente criticato, sia dai militanti sia dagli accademici, per le stesse ragioni. L’abbandono del figlio da parte della protagonista fu una particolare fonte di critica e l’opera diede origine a una serie di dibattiti, come quello tra maternità e libertà.
Quando il libro fu ripubblicato, suscitò diverse reazioni, come dimostrano i titoli di questi articoli: «La rivolta di Aleramo», «Le femministe di oggi riscoprono Una donna di Sibilla Aleramo», etc. 
Rileggendo Una Donna alla luce degli eventi contemporanei, si possono notare delle analogie tra le lotte che le donne italiane conducono oggi e quelle che hanno condotto l’eroina del romanzo, Rina Faccio, e molte altre donne all’inizio del XX secolo. 
In Una donna, ad esempio, l’autrice critica il concetto tradizionale di maternità, che non è stata sufficiente a colmare il vuoto esistenziale della protagonista. L’autrice chiede di rompere con le restrizioni imposte alle donne dalla società, che si aspetta che si sacrifichino per adempiere ai loro doveri ma-terni. La maternità, secondo Aleramo, è una scelta. La questione della maternità riecheggia nell’Italia contemporanea, soggetta a una crisi della natalità da diversi anni, dove il discorso dell’estrema destra offre una visione strumentalizzata della donna e dove la procreazione sta diventando un affare nazionale.
Una lotta in particolare persiste: la riappropriazione della donna del suo corpo. Mentre la nostra protagonista ha appena subito lo stupro di un impiegato di suo padre, le viene in mente una domanda: « Appartenevo ad un uomo, dunque? ». Il suo status cambia, da donna diventa un oggetto, un possesso. Questa usurpazione, questa confisca della sua individualità, la protagonista la subisce anche più tardi, quando il marito la chiude in camera o ancora quando abusa di lei. Questi eventi porteranno la narratrice a ribellarsi e a reclamare la riappropriazione del suo corpo. Ancora oggi, in Italia, le donne lottano per riappropriarsi di sé stesse, mentre la legge sull’aborto permette ai medici di rifiutarsi di eseguire la procedura in caso di obiezione di coscienza. La percentuale di medici che si rifiutano di praticare l’aborto rimane alta in diverse regioni, rendendo difficile l’accesso all’aborto, e gli attivisti per i diritti delle donne stanno facendo del loro meglio per cambiare le cose.

Riferimenti bibliografici

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GHEERBRANT Juliette & REDAZIONE RFI, “Législatives en Italie : les féministes inquiètes d’une victoire de l’extrême droite”, RFI, publicato il 18/9/2022, in linea: https://www.rfi.fr/fr/europe/20220918-législatives-en-italie-les-féministes-inquiètes-d-une-victoire-de-l-extrême-droite, consultato il 5/11/2023.
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Dizionario
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Cette page a été rédigée pour la revue ROMA 4/2023 par Alice Hamtiaux et Valentine Haverlant.
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