Il tarantismo

ROMA 05 Li

Il tarantismo è un rituale e una danza che ha il ruolo di guarire dagli effetti del morso della taranta. (Zazzaroni, 2010 : p. 169) È un fenomeno particolarmente interessante dal punto di vista della sua origine ma anche del modo in cui si è sviluppato. 

La tradizione del tarantismo è, come abbiamo già detto, un rito musicale. È una risposta al morso di un ragno mitico, la taranta. Questo ragno morde durante l’estate e più specialmente a giugno. Durante questo mese, in Puglia, si festeggia la festa di San Paolo. Si dice che questo Santo sia l’unico che ha il potere di guarire le persone morse. 

Quando qualcuno è « tarantato », è malato : sente dolori fisici, è in uno stato di depressione e di catalessi, vomita, ecc. Per guarire, deve ballare sulla « pizzica pizzica », una musica speciale. Con la musica e la danza, i malati espellono il veleno del ragno (Zazzaroni, 2010 : p. 171 e Adamo, 2021 : p. 259).
All’origine di questa tradizione, possiamo sottolineare il mito di Aracne. Infatti, ci sono similitudini tra questo mito e la tradizione pugliese del tarantismo.
Il mito originale si trova nelle Metamorfosi d’Ovidio. In questa storia, Aracne è una tessitrice con talento e famosa nella sua regione. Affronta la dea Atena in un concorso di tessitura ; Atena accetta ma, dopo avere visto la tela della ragazza, la trasforma in un ragno. 

In Puglia, comunque, c’è una riscrittura del mito che, adesso, non è più come quello d’Ovidio. Nella tradizione pugliese, la storia è quella di Aracne che è innamorata di un marinaio. Quest’uomo, dopo una notte d’amore parte e lascia Aracne sola. Lei aspetta durante molti anni ma quando lui ritorna, la sua barca si incaglia. La ragazza è devastata e Zeus, che vede questo, la trasforma in un ragno. Così, può vendicarsi (Zazzaroni, 2010 : p. 170).
Anche se le due storie non si assomigliano molto, ci sono elementi che possiamo ritrovare nei due racconti. È possibile legare la versione d’Ovidio e quella pugliese col rito del tarantismo. Nelle due storie, il fatto che faccia riferimento a una donna è importante. Questo mito è « un mito femminile per eccellenza » (Zazzaroni, 2010 : p. 170). Lo abbiamo visto, il tarantismo colpisce particolarmente le donne. 
Ma non è l’unica versione riguardo all’origine della tradizione. Alcuni pensano che questo  risalga a Bacco e Cibele (Di Mitri, 2006 : p. 8). Si pensa anche che il tarantismo trovi la sua origine nella mitologia greco-romana. 
Insomma, le origini della tradizione non sono molto chiare. Alla base, durante il periodo medioevale, il fenomeno era visto come una malattia psicologica. A partire dal diciassettesimo/diciottesimo secolo, troviamo letterature che considerano il tarantismo come una possessione (Di Mitri, 2006: p. 3). 
Ancora più tardi, con Ernesto de Martino, quest’ipotesi ha lasciato il suo posto a quella che dice che il rito del tarantismo è legato ai conflitti sociali e ai problemi personali (Adamo, 2021 : p. 260). 
E ha senso. Il ragno morde le persone che lavorano nei campi e le donne (Zazzaroni, 2010 : p. 171). Per queste persone, la vita è dura e avrebbe senso che loro prendessero un giorno per riposarsi, consapevolmente o no. 
Oggi, la celebrazione del tarantismo è sempre qualcosa che si ripete ogni anno a Galatina, il 28 e il 29 giugno. Si svolge in questi giorni perché quella data è vicina alla festa di San Paolo. Comunque, adesso, la tradizione è vista più come un evento folcloristico (Zazzaroni, 2010 : p. 171).
Per sapere com’è la tradizione del tarantismo nella cultura italiana oggi, abbiamo intervistato il dott. Salvatore Luperto, il direttore artistico del museo Cavoti, un museo a Galatina che ha un’area dedicata al tarantismo. Per il dott. Luperto, il tarantismo è una sezione fondamentale del museo, che è costituita da documenti, immagini, testi rari, saggi recenti e reportage di notevole pregio, tra cui quelli del fotoreporter Franco Pinna (1959) e dell’artista galatinese Giovanni Valentini (anni Settanta). Anche il museo ha pubblicato studi nella collana « Cahier » che approfondiscono il tarantismo.
Riguardo al resto dell’intervista, noi la trascriviamo qui di seguito. 
Qual è il posto che la tradizione del tarantismo occupa nella Sua quotidianità e, secondo lei, quanto è importante la tradizione in Italia e più precisamente nella regione Puglia? 
Il tarantismo è da molto tempo connaturato al folclore della Puglia, in particolare nella Terra d’Otranto, per cui i salentini (di cui faccio parte), in maniera diretta o indiretta, sono esposti ad una formazione ambientale-culturale che risente di quei fattori che la costituiscono tra cui il tarantismo e i suoi elementi caratterizzanti (suoni, ritmi, immagini, consuetudini e la « pizzica »). Questo fenomeno popolare, nato a Galatina in tempi remoti, negli ultimi decenni, a seguito degli approfonditi studi antropologici, avviati nel 1959 dal studioso Ernesto De Martino, ha assunto una notevole importanza in Puglia e una forte risonanza in Italia e nel mondo particolarmente dopo la fondazione della « Notte della Taranta » a Melpignano.

Ritiene che questa tradizione sia ancora attuale? Se sì, secondo lei è ancora una tradizione religiosa o sta diventando piuttosto culturale? 
Il tarantismo è oggi definitivamente chiuso. Restano gli epigoni che assumono un significato totalmente diverso dal fenomeno originario. Anche il suo valore religioso è declinato mentre quello culturale è sostanzialmente basato sulla storia e sul folclore. Attualmente l’aspetto mediatico-speculativo e commerciale è prevalente sul fenomeno. 
Abbiamo parlato del tarantismo in Italia, ma questo fenomeno si è sviluppato anche in altre parti dell’Europa. 
In Spagna, abbiamo ritrovato tracce del tarantismo, ad esempio nel dizionario di Sebastian Covarrubias (Zazzaroni, 2010 : p. 175). Anche se è apparso in Puglia e qualche altra città del Sud dell’Italia, il tarantismo ha raggiunto anche la Spagna, la Corsica e la Sardegna (Coluccia, [s.d.]).

Riferimenti bibliografici

ADAMO Manuela, 2021, « La jota y la taranta. Ritualidad de la música y la danza en la cultura tradicional aragonesa », Cuadernos de Etnología de Navarra, vol. 95, p. 257-287.
DI MITRI Gino L., 2006, « Les Lumières de la transe. Approche historique du tarentisme », Cahiers d’ethnomusicologie, vol. 19, p. 117-137.
OVIDE, (1887), Les Métamorphoses, edizione della Librairie de la Bibliothèque Nationale, Paris, Bibliothèque Nationale (Coll. « Collection des meilleurs auteurs anciens et modernes »), 159 p.
ZAZZARONI Annarita, 2010, « Il ragno che danza. Il mito di Aracne nel tarantismo pugliese », Amaltea : rivista de mitocrítica, vol. 2, p. 169-183.

Cette page a été rédigée pour la revue ROMA 5/2024 par Florence Reichling et Emma Van Den Bergh.
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