Attraverso le parole di Primo Levi, questo articolo evidenzia il risorgere di ideologie discriminatorie in Italia, in particolare nei confronti degli immigrati, e il pericolo di banalizzare l’odio.
Nel 1944, ottant’anni fa, Primo Levi era appena stato rinchiuso in un campo di concentramento. Vittima dell’intolleranza e dell’incomprensione, vittima di un’ideologia che ha condizionato la sua stessa esistenza, quest’uomo sopravvissuto all’inferno sarebbe devastato nel vedere in Italia un ritorno alle idee che lo avevano condannato. Abbiamo la vostra attenzione? Dobbiamo davvero allarmarci? Per i più empiristi tra voi, ecco alcune statistiche che potete trovare preoccupanti o no.
Alcuni rapporti
Amnesty International ha registrato i dati nel 2023 riguardanti la tutela dei diritti umani in Italia; per quanto riguarda l’immigrazione, la politica che si sta delineando è giustamente preoccupante. Si stanno rafforzando le misure che impediscono alle ONG di intervenire per salvare le persone in mare. Si assiste all’inazione delle autorità rispetto alle operazioni di salvataggio, e alla proliferazione di commenti discriminatori e persino odiosi all’interno del discorso politico.
L’Osservatorio per la Sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) aveva rilevato, nel 2019 – è difficile reperire dati più recenti perché gli aggiornamenti richiedono tempo – un netto aumento dei reati discriminatori, in particolare razzisti e xenofobi : il 74% degli atti discriminatori in totale, e il numero è aumentato da circa 470 nel 2013 a oltre 1.000 nel 2019!
Quest’anno, il sito Statista ha pubblicato diversi rapporti riguardanti l’ascesa dell’estrema destra in Europa, e descrive l’attuale governo, « Fratelli d’Italia », nome peraltro piuttosto conservatore, guidato da Giorgia Meloni, post-fascista. Il sito rileva inoltre la generalizzazione nei paesi europei dell’ascesa dell’estrema destra. Altri reportage ci permettono di considerare con grande preoccupazione l’azione del governo Meloni: esso cerca di riscrivere la storia italiana, di ravvivare un sentimento conservatore che porta a un odio razziale sempre più evidente e di appropriarsi della lotta dei partigiani rifiutandosi allo stesso tempo di pronunciare la parola «antifascismo».
Episodi di razzismo in crescita
Questo odio si materializza in fatti di attualità come il vandalismo dell’affresco dedicato quest’anno a Paola Egonu, la cui pelle nera è stata ridipinta di rosa in un atto di profondo razzismo, o l’attentato di Macerata del 2018, una sparatoria mortale contro persone discriminate per il colore della loro pelle che ha provocato diverse vittime, o nel 2020, l’omicidio di Willy, un giovane nero, picchiato a morte da diversi uomini bianchi per il colore della sua pelle. Crimini motivati da un violento razzismo che si rivela sempre più sintomatico delle ideologie della società italiana.
Il governo Meloni ha varato nel giro di un anno una serie di decreti che vanno a colpire sia chi soccorre sia chi prova ad arrivare nel nostro paese. In particolare il cosiddetto decreto Ong e il decreto Piantedosi.
Maria Novella De Luca
Il decreto Piantedosi adottato dall’Italia nel gennaio 2023 mira a controllare i salvataggi marittimi e ne riduce significativamente l’efficacia. Ciò porta a molte morti in mare, che colpiscono soprattutto le persone che cercano di immigrare in Italia.
Eco agli avvertimenti di Primo Levi
Questa terrificante crescita dell’intolleranza è sinonimo di oblio del passato ? 80 anni fa Primo Levi tornava dal campo di sterminio di Auschwitz, da cui uscì vivo, ma non certo indenne. Nella sua celebre opera Se questo è un uomo (1947), l’autore ci lancia un monito senza tempo, più che mai attuale :
È chiaro che questa ricetta è troppo semplice per bastare in tutti i casi: un nuovo fascismo, col suo strascico di intolleranza e di servitù, può nascere fuori dal nostro paese ed esservi importato, magari in punta di piedi e facendosi chiamare con altri nomi; oppure può scatenarsi dall’interno con una violenza tale da sbaragliare tutti i ripari. Allora i consigli di saggezza non servono più, e bisogna trovare la forza di resistere: anche in questo, la memoria di quanto è avvenuto nel cuore dell’Europa, e non molto tempo addietro, può essere di sostegno e di ammonimento.
(Levi P., 1947)
Allora la domanda è: possiamo leggere negli scritti di Primo Levi un monito contro il discorso stigmatizzante di oggi? Quello che è certo è che Levi mette in guardia i suoi lettori da un discorso politico che cerca un « nemico » comune come causa di tutti i mali del Paese. Egli ricorda che per i nazisti il nemico era «l’altro»: gli ebrei, i rom, i disabili. Questa divisione della società in «loro» e «noi» riecheggia pericolosamente nel modo in cui, in Italia e più ampiamente in Europa, gli immigrati sono spesso presentati come invasori, «minacce» alla sicurezza, all’economia e all’identità nazionale.
Il sopravvissuto di Auschwitz ci ricorda l’importanza di diffidare dei discorsi che cercano di convincerci a vedere certi gruppi come pericoli piuttosto che come esseri umani. Alimentare un clima di paura e divisione serve spesso a distogliere l’attenzione dai problemi reali per legittimare una politica restrittiva o addirittura repressiva.
Nell’esperienza di Primo Levi, la riduzione di gruppi di persone a esseri inferiori ha portato alla loro totale disumanizzazione. Questi stereotipi sono riusciti a trasformare gradualmente gli individui in oggetti di odio. Si tratta di un vero e proprio processo di banalizzazione che avviene in modo surrettizio : una volta che l’odio è diventato normale e legittimo, la mostruosità passa inosservata :
A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”, Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager.
(Levi P., 1947)
Un appello alla memoria e alla responsabilità
Le parole di Primo Levi ci mostrano oggi quanto possa essere letale la banalizzazione dell’odio. Oggi più che mai è necessario diffidare di certi discorsi politici che sfruttano la paura e l’intolleranza per dividere. Se questo è un uomo è un vero e proprio monito: quando iniziamo a considerare un gruppo di persone come « meno degne di noi », apriamo la porta alla violenza, anche a quella più estrema.
Questo monito dimostra quanto sia essenziale rimanere consapevoli e rifiutare di banalizzare l’intolleranza. È nostro dovere fare in modo che le lezioni del passato non vengano ignorate. Difendendo la dignità umana oggi, onoriamo le vite perse ieri e proteggiamo quelle di domani.
Riferimenti bibliografici
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Cette page a été rédigée pour la revue ROMA 5/2024 par Salomé Bourgois et Cathalina Sanders. |