Elena Ferrante è una scrittrice italiana molto famosa per la sua saga L’amica geniale. È anche l’autrice dei libri I giorni dell’abbandono, La frantumaglia, L’amore molesto (è il suo primo romanzo pubblicato nel 1992), La vita bugiarda degli adulti e La figlia oscura. La scrittrice scrive anche libri per bambini.
Anche se il suo nome è noto in tutto il mondo, Elena Ferrante è uno pseudonimo. Difatti, la scrittrice italiana preferisce rimanere anonima perché secondo lei i libri sono autosufficienti.
Alcune indagini hanno rivelato l’identità dell’autore ma nessuna è stata confermata. Tuttavia, sembra che l’autore sia nato a Napoli nel 1943, come riportato dai giornali e diversi siti web.
Le opere di Elena Ferrante sono tutte ambientate in Italia e molto spesso a Napoli. La scrittrice scrive spesso sulla famiglia e soprattutto sulle relazioni madre-figlia, come possiamo vedere nel libro La figlia oscura; la condizione delle donne è al centro del suo lavoro. Altre caratteristiche importanti sono la dualità tra estrazione sociale povera e intellettuale e la questione del malessere individuale. In tutti i romanzi di Elena Ferrante è presente l’evoluzione dei personaggi dall’infanzia all’età adulta; i protagonisti delle sue opere sono sempre donne, bambine o adulte. Per quanto riguarda il suo stile di scrittura, possiamo dire che è abbastanza semplice e accessibile. In più, permette ai lettori di immergersi completamente nella sua storia. In conclusione, quando leggiamo i romanzi di Elena Ferrante, abbiamo l’impressione che tutto è autobiografico.
Il romanzo di Elena Ferrante che ci interessa qui è La figlia oscura, pubblicato nel 2006 da Edizioni e/o. Questo libro ha come protagonista Leda, una donna di quarantasette anni, che trascorre alcune settimane estive nel sud dell’Italia. Tra il lavoro e il riposo su una sedia a sdraio, l’attenzione di Leda viene attirata da una famiglia numerosa e rumorosa sulla spiaggia, e in particolare da una giovane madre, Nina, e da sua figlia Elena. Una cosa ossessiona Leda, la bambola della bambina. Arriva persino a rubarla. Man mano che il libro procede, impariamo a conoscere meglio questa donna brillante che ha trascorso la sua vita combattuta tra le ambizioni di carriera e il suo ruolo di madre.
Questo libro è stato tradotto in molte lingue, ecco le traduzioni disponibili in alcune lingue romanze. Il titolo originale in italiano è La figlia oscura. In francese il titolo è Poupée volée e in spagnolo La hija oscura. In portoghese esistono diverse traduzioni: La filha obscura in Portogallo e La filha perdida in Brasile. L’aggettivo “oscura” si riferisce a qualcosa di ambiguo e nascosto. “La figlia oscura” può riferirsi a Leda, Nina o Elena. D’altra parte, il titolo francese è molto più esplicito perché si riferisce direttamente alla bambola rubata.
Il libro ha avuto molto successo. Nel 2021, il romanzo è stato adattato in un film intitolato The lost daughter in inglese, disponibile su Netflix.
La Figlia oscura è prima di tutto una storia di maternità e di rimpianto, di un divario allo stesso tempo vertiginoso e stretto tra un prima e un dopo, tra il passato e il presente. Si avverte questo divario fin dall’inizio del romanzo, quando Leda, la voce narrante, evoca rapidamente la partenza delle sue figlie per il Canada, la sua solitudine, sinonimo della sua emancipazione come donna intellettuale, le sue vacanze al sud, probabilmente vicino a Napoli, da dove proviene, dove può riposare, da sola. Ma più si confronta con Nina e sua figlia Elena, più è turbata dal suo stesso rapporto con le sue figlie, la sua maternità, la sua infanzia, sua madre. Una domanda inquietante ci perseguita per tutto il romanzo: perché Leda ha rubato la bambola di Elena?
In una società patriarcale e cattolica, dove le donne sono ridotte al ruolo di madri, dove ci si aspetta che facciano sacrifici in nome del perpetuarsi di un ciclo infinito, quasi uroborico, rinforzato dal modello fascista (quello della famiglia tradizionale, del parto, della maternità), l’“abbandono” della maternità non è insignificante. Offre libertà, certo, ma al prezzo della colpa, dell’alienazione. La bambola, il giocattolo preferito dalle bambine, le prepara già al ruolo di madri. La bambola è la figlia della bambina, ma non la prepara al disincanto e al dolore della maternità e dell’età adulta. Rubandola, Leda, da un lato, porta via la figlia di Elena e le infligge crudelmente il dolore di una perdita terribile, una perdita che solo le madri conoscono; dall’altro, rompe il cerchio della maternità imposta, inflitta alle donne. Ma portando la bambola a casa, lavandola, curandola, comprandole nuovi vestiti, Leda stessa rientra in questo circolo e cerca di riscattarsi come madre, a nessun altro che a sé stessa. Ricade nei giochi delle bambine, ma anche delle giovani madri, una sorta di mimesi scimmiesca e irrazionale. La bambola diventa sua figlia. “Una madre non è che una figlia che gioca.”
Lo specchio non riflette la verità, ma piuttosto ciò che avrebbe potuto essere. Nina è quindi un riflesso di Leda. La bambola è un riflesso della bambina. La bambina è un riflesso della mamma.
In questo modo, si può pensare che Leda tracci un parallelo tra lei e Elena. La figlia oscura è allo stesso tempo Elena e Leda. Se Leda ruba la bambola è perché Leda vede nella bambola tutta la maternità che lei, a un certo punto della sua vita, ha abbandonato. È interessante notare anche che per Leda l’infanzia e l’adolescenza sono stati i periodi peggiori della sua vita:
Tra le mie fantasie più temute c’era l’idea che potessi rimpicciolire, ridiventare adolescente, bambina essere condannata a rivivere quelle fasi della mia vita.
Rubando la bambola a Elena, una bambina di tre anni, Leda si appropria in un certo senso, della sua propria infanzia.
Un altro elemento importante è l’uso del linguaggio. Leda proviene da una famiglia modesta napoletana, ma ne è uscita ed è diventata un’intellettuale che ora parla italiano. La sua lingua contrasta con quella dei napoletani che incontra in spiaggia, una lingua che era sua ma non lo è più, una lingua che rafforza ulteriormente il già citato divario tra passato e presente, tra l’élite intellettuale e le classi popolari italiane.
La figlia oscura rimane ancora oggi un’opera contemporanea, con domande che toccano sempre le donne. È un’opera personale e toccante, che riguarda l’intera società.
La figlia oscura è uno dei primi romanzi di Elena Ferrante. È molto rappresentativo del suo lavoro in termini di temi affrontati e di stile di scrittura. La scrittrice si interroga sulla maternità e sulla condizione femminile. Infine, notiamo che la trama del romanzo non è situata nel tempo. Forse l’obiettivo dell’autore era quello di produrre un’opera senza tempo?
Riferimenti bibliografici
Ferrante Elena, La figlia oscura, Roma, Edizioni e/o, 2022, 160 p.
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Di battista Serena, “The Lost Daughter: trama, trailer e data d’uscita del film tratto dal romanzo di Elena Ferrante”, Solo Libri, pubblicato il 20/10/21, in linea: https://www.sololibri.net/The-Lost-Daughter-trama-film-trailer.html, consultato il 27/11/22.
Edizioni e/o, “La figlia oscura”, Edizioni e/o, in linea: https://www.edizionieo.it/book/9788876419386/la-figlia-oscura, consultato il 4/11/22.
Istituto italiano di cultura Toronto, “Le opere di Elena Ferrante”, Istituto Italiano di Cultura Toronto, 26 mai 2017, in liena: https://iictoronto.esteri.it/iic_toronto/it/gli_eventi/calendario/2017/05/discovering-elena-ferrante.html, consultato il 31/10/22.
Reyes ferrer Maria, “La maternidad y las relaciones materno-filiales en la obra de Elena Ferrante”, Asparkía: investigación feminista, 2017, 31, p. 47-63.
Ridolfi Chiara e Chiara troncarelli, “Chi è Elena Ferrante, la misteriosa scrittrice de “L’amica geniale”?”, Solo Libri, pubblicato il 20/11/18, in linea: https://www.sololibri.net/chi-e-elena-ferrante.html, consultato il 3/11/22.
Immagini
Elena Ferrante : https://biografieonline.it/biografia-elena-ferrante
La figlia oscura : https://www.edizionieo.it/book/9788876419386/la-figlia-oscura
Cette notice a été rédigée pour la revue ROMA 2/2022 par Camille Hardford, ALessia Marrocco et Milena Pouillard. |