La rappresentazione del dio Mercurio nella pittura italiana

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Dio della mitologia romana, figlio di Giove e della ninfa Maia, Mercurio è il dio del commercio e del viaggio in tutte le sue forme, ma è anche il dio dei ladri, dei mercanti, degli armenti, dell’eloquenza, della fortuna, della buona sorte e il messaggero degli dei (Romano Impero, 2019). Tra i Romani, il suo culto risale al 509 a. C.: era conosciuto a Roma con il nome di Mercurius, dalla radice che designa le merci in latino. Mercurio era un’importante figura mitologica pagana, era il “patrono dello spazio libero e aperto che si estende tra il cielo e la terra” (Brisson, s. d.). Le sue numerose funzioni testimoniano l’importanza di Mercurio e gli uomini lo veneravano con molte tradizioni e feste e gli attribuivano molti talenti. Come tutti gli dei dell’Antichità, Mercurio era caratterizzato da attributi che permettono di riconoscere la sua iconografia nell’arte.

In questo articolo ci concentreremo sulla rappresentazione del dio Mercurio nella pittura italiana e cercheremo di identificare se la rappresentazione del dio romano e dei suoi attributi è sempre rimasta la stessa nel corso dei secoli.

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Le più antiche rappresentazioni di Mercurio risalgono al periodo greco arcaico (dall’VIII al V secolo a. C.) e lo mostrano come un uomo anziano, barbuto e senza arti tranne un fallo particolarmente sviluppato in erezione. Questa rappresentazione doveva attraversare il periodo classico, ellenistico e romano. Dal VI secolo a. C. in poi, il dio fu rappresentato come un giovane uomo senza barba, con capelli corti e ricci e lineamenti fini, e questa volta era in movimento o capace di essere in movimento (INHA, 2017).

È a partire da questo periodo che indosserà i suoi attributi più iconici: come dio del viaggio, indossa il petaso (un cappello a tesa larga che lo protegge dalle intemperie e dal sole) e i sandali che lo fanno muovere alla velocità del vento, velocità simboleggiata dalle ali che l’iconografia mostra spesso intorno a questi accessori; come messaggero, indossa il caduceo. Come divinità degli inferi, il gallo diventa uno dei suoi attributi, così come la tartaruga, legata alla lira, ricavata dal guscio dell’animale che offriva a suo fratello Apollo. Mercurio è anche riconoscibile da una clamide tradizionalmente associata ai giovani uomini e ai viaggiatori. Questo è il modo in cui il dio Mercurio è generalmente rappresentato nell’arte mitologica attraverso i secoli (INHA, 2017).

A partire dal XIV secolo, gli artisti italiani riportarono alla luce l’eredità degli antichi Romani e Greci, che acquisì una grande importanza nel “Rinascimento” (dall’inizio del XV alla fine del XVI secolo). Considerato dalla maggior parte degli storiografi come il periodo di frontiera tra il tardo Medioevo e l’era moderna, il Rinascimento italiano ha messo radici nella regione della Toscana prima di diffondersi in tutto il paese. Fu un periodo di grande progresso artistico, culturale, economico, scientifico, politico e religioso. Grazie al commercio con l’impero bizantino, i mercanti e i viaggiatori italiani riscoprirono l’antichità dei Greci e dei Romani. Inoltre, l’esilio di molti intellettuali bizantini in Italia causato dalla caduta di Costantinopoli nel 1453 portò alla diffusione di manoscritti di antiche civiltà (Treccani, s. v. rinascimento). Grazie a questa letteratura, la mitologia greca e romana fu (ri)scoperta e per gli artisti italiani la vita degli dei e degli eroi divenne una vera fonte di ispirazione.

Le statue antiche riscoperte in questo periodo fornirono agli artisti un nuovo repertorio di forme e motivi che rappresentavano le divinità in nudità parziale o totale (mentre fino alla fine del Medioevo la nudità era riservata alla rappresentazione di Gesù) e, per identificarle, erano accompagnate dai loro attributi più famosi. L’arte guardava al mondo classico come ispirazione per creare qualcosa di nuovo. E così la pittura mitologica divenne uno stile molto comune, ritraendo le leggende delle divinità dell’antichità.

Mercurio era una figura importante tra i pagani, lui e i suoi attributi erano spesso rappresentati in dipinti mitologici.

Tra i molti dipinti dei pittori italiani del Rinascimento, il dio romano del viaggio e del commercio è raffigurato nell’opera La primavera di Sandro Botticelli, pittore maggiore del Rinascimento fiorentino, dipinto tra il 1478 e il 1482. Mercurio appare come un adolescente con i capelli ricci e i muscoli chiari, indossa una clamide rossa ed è accompagnato dal suo petaso, il suo caduceo e i suoi sandali alati (ADO, 2017)

Nel 1497, il dio appare accanto a Pegaso nel Parnaso, dipinto dal pittore padovano Andrea Mantegna. Come nel quadro precedente, lo si può vedere con la sua lira in mano. Entrambe queste opere raffigurano Mercurio accanto a numerose figure, ma nel dipinto di Dosso Dossi, Giove dipinge farfalle (1523-1524), solo tre figure sono dipinte e lui è l’elemento centrale. Tuttavia, la sua rappresentazione non cambia molto rispetto alle altre due: a parte la clamide rossa e la lira, sono presenti gli stessi elementi. Ma vale la pena notare che il petaso e i sandali alati non sembrano più essere semplici accessori ma piuttosto attributi “naturali”; non troviamo un elmo e sandali alati ma ali sulla testa e sui piedi (Mastromattei Dario, 2018)

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Un secolo dopo, Mercurio è presente anche nel Mercurio e Apollo di Francesco Albani (1623-1625) : un giovane dai riccioli dorati, indossa ancora la sua clamide (arancione questa volta), è ancora accompagnato dal suo fedele caduceo e dal suo petaso alato ma non porta i suoi sandali (Myth’Art, 2020)

Nel XVIII secolo, le opere di Donato Creti, Paride e Mercurio (1745), e Ubaldo Gandolfi, Mercurio e la Pittura (1770), presentano gli stessi attributi che abbiamo visto sopra.

L’opera contemporanea dell’artista Giorgio de Chirico, Autoritratto con busto di Mercurio (1923), presenta una novità. Mentre in tutte le altre rappresentazioni Mercurio era un umano in movimento, qui è in forma di statua. Questo lo ritrae sempre come un giovane uomo dai capelli ricci accompagnato dal suo petaso alato e dalla sua lira (Ambrosini e Mazzolo, 2004)

In conclusione, è chiaro che nella pittura italiana il dio del viaggio è stato rappresentato in modo costante dal Rinascimento, cioè come un giovane dai capelli ricci, vestito con una clamide, un petaso e sandali alati, e regolarmente con in mano la sua lira e/o il suo caduceo. L’unica opera innovativa è la più recente, di Giorgio de Chirico, in cui il dio del viaggio è rappresentato come una statua (e quindi inerte), mentre la maggior parte degli altri artisti italiani lo presenta in movimento.

Références bibliographiques

AMBROSINI Giuditta e Annalisa MAZZOLO, “Mercurio nelle opere di Giorgio De Chirico”, Paolo Fabbri – Semiotica online, 2004, in linea: https://www.paolofabbri.it/corsi-e-lezioni/mercurio_dechirico/, consultato il 2/12/2021.
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Immagini

Mercurio : https://collections.louvre.fr/ark:/53355/cl010278888
Albani Francesco, Apollo e Mercurio o L’allegoria del mondo celeste : https://collections.louvre.fr/en/ark:/53355/cl010057381
Autoritratto con busto di Mercurio,Giorgio de Chirico : https://uk.drouot.com/l/15250201-giorgio-de-chirico-1888-1978-s

revue roma blanc 120 Cet article a été rédigé pour la revue ROMA 2/2021 par Elisa Calande, Iyona Karaman, Faouzi Serroukh.
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