CECITÀ
Sostantivo femminile.
Cecità: 1 (in ambito medico) patologia oculare caratterizzata dalla mancanza di potere visivo, definitivo o temporaneo, assoluto o relativo. 2 (in senso figurato) l’essere privo della capacità di riconoscere il vero o il bene, di intendere e giudicare la realtà dei fatti in sé e nelle loro possibili conseguenze.
È pura cecità considerare l’uomo qualche cosa di completamente avulso dal resto del regno animale. L’antropocentrismo lasciamolo alle sacrestie.
(Anacleto Verrecchia)
Mutuato dal latino classico caecitas che indicava già nel primo secolo a.C. lo stato di una persona cieca, in senso letterale, e l’accecamento dello spirito, in senso figurato. Caecitas deriva dall’aggettivo latino della prima classe caecus ‘cieco’. Caecitas si è formato con l’aggiunta alla base caecus del suffisso nominale -itas che si trova nei nomi derivati da aggettivi. Questa base caecus discende dall’indo-europeo: kaikos ‘cieco’.
Nel corso della storia, il termine cecità si è caricato di un significato ambiguo, particolarmente negativo nel Medio Evo. Nello spirito medievale, la cecità è associata al peccato, alla cecità del dio dell’amore Cupido, simbolo dell’amore sensuale, e la cecità della Fortuna. Bisognerà aspettare il Rinascimento per assistere ad un ritorno alle filosofie antiche e ad una connotazione più positiva della cecità. Nell’antichità greca, la cecità poteva essere un segno di saggezza come dimostra la presunta cecità di Omero. Secondo il neoplatonismo, la cecità fisica sarebbe una condizione corporea che permette di accedere alla cecità mistica e a doni soprannaturali (Treccani).
- Spagnolo: ceguera che deriva dall’aggettivo ciego ‘cieco’, al quale è stato aggiunto il suffisso -era, suffisso nominale che porta informazioni di deficienza, di disabilità. L’aggettivo spagnolo ciego deriva dall’aggettivo latino caecus (DLE).
- Portoghese: cegueira, che deriva dall’aggettivo cego ‘cieco’, a cui è stato aggiunto il suffisso -eira. L’aggettivo cego deriva dall’aggettivo latino caecus (Priberam).
- Rumeno: o orbire, che deriva dall’aggettivo orb. L’aggettivo orb deriva dall’aggettivo latino della prima classe orbus che si può tradurre in vari modi: ‘privato di un membro della sua famiglia, orfano, privato di, privo di’, e più particolarmente ‘cieco’ (Dexonline).
- Francese: cécité < dal latino classico caecitas.
Riferimenti bibliografici
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LITTRÉ É., Le Littré, s. v. cécité, https://www.littre.org/definition/cécité, consultato il 14/10/2020.
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REAL ACADEMIA ESPAÑOLA, Diccionario de la lengua española (DLE), s. v. ceguera, https://dle.rae.es/ceguera, consultato il 16/10/2020.
TRECCANI, Enciclopedia Treccani, s. v. cecità, https://www.treccani.it/enciclopedia/cecita/, consultato il 14/10/2020.
––, Vocabolario Treccani, s. v. cecità, https://www.treccani.it/vocabolario/cecita, consultato il 14/10/2020.
VERRECHIA A., “È pura cecità considerare l’uomo qualche cosa di completamente avulso dal resto del regno animale. L’antropocentrismo lasciamolo alle sacrestie – Anacleto Verrecchia”, Lefrasi.com, https://www.lefrasi.com/frase/anacleto-verrecchia-pura-cecita-considerare-uomo-qualche-completamente?bg=p51, consultato il 16/10/2020.
***, “De l’indo-européen au latin”, ABC de la langue francaise, https://www.languefrancaise.net/HLF/Latin, consultato il 14/10/2020.
***, Dicolatin, s. v. caecitas, http://www.dicolatin.com/FR/LAK/0/CAECITAS/index.htm; s. v. caecus, http://www.dicolatin.com/FR/LAK/0/CAECUM/index.htm, consultato il 13/10/2020.
Cette notice a été rédigée pour la revue ROMA 1/2020 par Célia Darquenne. |
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