Être fou à lier

Être fou à lier

Loco/loca como una cabra

ESSERE PAZZO COME UN CAVALLO

Tolo da cabeça
Não bate bel da cabeça

Nebun da legat


ESSERE PAZZO COME UN CAVALLO

ROMA 03 EX 031

Essere pazzo come un cavallo è una frase utilizzata per esprimere che qualcuno è bizzarro o ha una reazione strana, matta. Si può anche dire “matto come un cavallo”. 

Si dice pazzo come un cavallo probabilmente perché il cavallo è l’animale che ha le reazioni più assurde, soprattutto quando si spaventa. Hanno reazioni alla paura che agli umani sembrano strane ed esagerate, perché non sono sempre giustificate; spesso ha reazioni forti anche quando non c’è alcun pericolo. Anche perché il cavallo è un animale difficile da domare. Il cavallo è molto usato nei proverbi perché è un animale legato alla cultura rurale quindi è molto probabile che l’espressione appartenesse alla tradizione orale.

È interessante notare che non tutte le altre lingue romanze utilizzano questo «modello» di espressione con un animale. In spagnolo si usa la capra e si dice loco/loca como una cabra. In francese possiamo dire fou/folle à lier per parlare di qualcuno o qualcuna che è completamente pazzo o pazza. Sempre in francese, troviamo l’espressione quelle mouche l’a piqué.e? per esprimere che uno è diventato matto. In rumeno si usa nebun da legat e in portoghese si può dire tolo da cabeça (letteralmente “idiota felice”) o não bate bel da cabeça. Quindi, a parte lo spagnolo e il francese che usano un animale per parlare di qualcuno che diventa matto, non abbiamo realmente un’espressione equivalente ma solo sinonimi per la parola pazzo/pazza.

Riferimenti bibliografici

***, “Matto come un cavallo e altri curiosi modi di dire animali”, Focus Junior, in linea : https://www.focusjunior.it/animali/matto-come-un-cavallo-e-altri-curiosi-modi-di-dire-animali/, consultato il 8/11/22.

Dizionari

TRECCANI, Vocabolario Treccani, s. v. matto, in linea : https://www.treccani.it/vocabolario/matto1/, consultato il 8/11/22.

revue roma blanc 120 Cette notice a été rédigée pour la revue ROMA 2/2022 par Miriam Piantoni, Elia Sanchez Carrascosa et Lya Uyttebrouck.
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