L'expression des émotions en italien

L'Inferno

Dante Alighieri (1265-1321) composa la Divine Comédie, un poème en tercets enchaînés d'hendécasyllabes, entre 1303 et 1304. Ce poème est divisé en trois parties (qu'en italien on appelle cantiche) : l'Enfer (l'Inferno), le Purgatoire (il Purgatorio) et le Paradis (il Paradiso). Chaque partie contient trente-trois chants. C'est dans le cinquième chant de l'Enfer que l'on raconte l'histoire de Francesca da Rimini et Paolo Malatesta (vers 97-142) qui, ayant commis le péché de la chair, se trouvent dans le cercle de la luxure. Dante remarque deux âmes qui volent ensemble et manifeste le souhait de leur parler. C'est Francesca qui lui raconte leur histoire.

Texte de Dante

Traduction en italien moderne[2]

Traduction en français[3]

(Francesca) Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.

La terra dove sono nata (Ravenna) sorge alla foce del Po, dove il fiume si getta in mare per trovare pace coi suoi affluenti.

(Françoise)
La ville où je suis née se sied sur la marine,
Là où descend le Pô, pour y faire sa paix
Avec les eaux qui l'y ont poursuivi.

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

L'amore, che si attacca subito al cuore nobile, prese costui per il bel corpo che mi fu tolto, e il modo ancora mi danneggia.

Amour, qui prompt en cœur noble s'allume,
Prit celui-ci pour le beau corps qu'on m'a
Ravi d'une façon dont je souffre toujours.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

L'amore, che non consente a nessuno che sia amato di non ricambiare, mi prese per la bellezza di costui con tale forza che, come vedi, non mi abbandona neppure adesso.

Amour à nul aimé ne fait grâce d'aimer :
Si fort plaisir il me fit prendre à lui
Qu'encore, tu le vois, point il ne m'abandonne.

Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fur porte.

L'amore ci condusse alla stessa morte: Caina attende colui che ci uccise». Essi ci dissero queste parole.

Amour nous conduisit à une même mort
La Caïnie attend qui nous ôta la vie.
Tels furent les propos que ces esprits nous tinrent.

Quand'io intesi quell'anime offense,
chinai 'l viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

Quando io sentii quelle anime offese, chinai lo sguardo e lo tenni basso così a lungo che alla fine Virgilio mi disse: «Cosa pensi?»

En écoutant ces deux âmes meurtries,
J'inclinai le visage et je le tins si bas
Que le poète, enfin, me dit : « Que songes-tu ? »

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».

Quando risposi, dissi: «Ahimè, quanti dolci pensieri, quanto desiderio portarono questi due al passo doloroso!»

Quand je lui répondis : « Hélas ! me pris-je à dire,
Que de désirs, combien de doux pensers
Les ont menés jusqu'au pas douloureux ! »

Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lacrimar mi fanno tristo e pio.

Poi mi rivolsi a loro e parlai dicendo: «Francesca, le tue pene mi rendono triste e mi spingono a piangere.

Puis je me retournai vers eux et je leur dis,
Pour commencer : « Françoise, tes souffrances
Jusques aux pleurs me font triste et pieux.

Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».

Ma dimmi: al tempo della vostra relazione, in che modo e in quali circostanze Amore vi concesse di conoscere i dubbiosi desideri?»

Mais dis encore : au temps des doux soupirs
À quoi, comment Amour vous permit-il
De vous douter de vos désirs obscurs ? »

E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

E lei mi disse: «Non c'è nessun dolore più grande che ricordare il tempo felice quando si è miseri; e questo lo sa bene il tuo maestro.

— « Nulle douleur n'est pire, me dit-elle,
Que de garder du temps heureux mémoire
Dans le malheurs : ton docteur le sait bien.

Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
farò come colui che piange e dice.

Ma se tu hai tanto desiderio di conoscere l'origine del nostro amore, allora farò come colui che piange e parla al tempo stesso.

Mais de savoir la racine première
De notre amour, si tu en as envie,
Je serai celle-là qui pleure, mais qui dit.

Noi leggiavamo, un giorno, per diletto,
di Lancialotto, come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Un giorno noi leggevamo per svago il libro che narra di Lancillotto e di come amò Ginevra; eravamo soli e non sospettavamo quel che sarebbe successo.

Certain jour, par plaisir, nous lisions dans le livre
De Lancelot comment Amour le prit :
Nous étions seuls, sans nous douter de rien.

Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Più volte quella lettura ci spinse a cercarci con gli occhi e ci fece impallidire; ma fu solo un punto a sopraffarci.

À plusieurs fois cette lecture fit
Que, relevant les yeux, ensemble nous pâlimes.
Mais un passage seul a triomphé de nous :

Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

Quando leggemmo che la bocca desiderata di Ginevra fu baciata da un simile amante, costui, che non sarà mai diviso da me,

Lorsque nous eûmes lu, du désiré sourire,
Qu'il fut baisé par un si bel amant
Lui, qui jamais de moi ne sera retranché,

la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».

mi baciò la bocca tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse; quel giorno non leggemmo altre pagine»

Il me baisa tout en tremblant, la bouche.

Le livre, et son auteur, fut notre Galehaut :

Pas plus avant, ce jour-là,nous n'y lûmes.

 


[1] https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-v.html

[2] https://divinacommedia.weebly.com/inferno-canto-v.html

[3] Dante Alighieri, La Divine Comédie. Traduction, préface, notes et commentaires, par Henri Longnon. Ouvrage couronné par l'Académie Française. Paris, Bordas, 1989.

revue roma blanc 120 Cette page a été rédigée pour ROMA·NET par Sabina Gola.
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